domenica 3 settembre 2017

QUAL E' LA "BELLA SCRITTURA" AGLI OCCHI DI UN GRAFOLOGO?





Spesso le persone provano un certo imbarazzo nel voler scrivere e mostrare la propria scrittura al grafologo. Questo non tanto per timore di essere "svelati" nei propri segreti, quanto piuttosto per timore di un giudizio estetico. "Non ho una bella scrittura!", spesso il grafologo si sente dire.
Ma cosa significa per un grafologo "bella scrittura"?

Il grafologo non è un calligrafo! Non stima il valore estetico della scrittura, ma il valore umano del tracciato, come espressione intima di un'identità strutturata nel tempo, intrisa di un vissuto cognitivo, relazionale ed emozionale.
La scrittura è dunque, agli occhi del grafologo, solo il "movimento ultimo" di una vita interiore, inimitabile. La sintesi di un "essere" in divenire.
La scrittura è dunque per il grafologo, ciò che un elettrocardiogramma è per un cardiologo. Un tracciato! E dall'interpretazione diretta di questo tracciato, si rivela per via indiretta la pulsazione vitale interiore.

Allora il grafologo apprezzerà la scrittura dagli aspetti più armoniosi, ritmati, personalizzati, quella che ha trovato una propria identità psico-grafica che evolve dai modelli stereotipati, pur sempre conservando la leggibilità. E soprattutto negli scrittori "intellettuali", apprezzerà le scritture semplificate, scevre di abbellimenti stucchevoli, che tradiscono un sentimento d'inferiorità e frivolezza. Jung definirebbe "belle" le scritture di coloro che hanno maturato, "individuato" il proprio Io, fine ultimo di una ricerca interiore.

In definitiva, la bella scrittura non è quella che seduce l'occhio, ma che accarezza l'anima!

JT