“Scrivere è un modo di
dare una parte di Sé,
senza impoverirsi ma arricchendosi di quelle emozioni che si
incastonano
tra l’atto motorio dello scrivere e l’atto mentale del
pensare”
J.T.
Con l’avvento della tecnologia,
la scrittura sta subendo un’importante rivoluzione, non solo per gli strumenti
utilizzati per comunicare, ma anche per gli effetti che questo cambiamento
produce. Se da un lato la scrittura virtuale e tecnologica consente di
trasmettere con rapidità il contenuto del nostro pensiero, dall’altra sta
mettendo a riposo importanti funzioni e ruoli dell’uomo, atrofizzandone la
creatività, la manualità, l’individualità, la responsabilità e condizionandone di
conseguenza l’evoluzione sociale, storica e psico-biologica.
La comunicazione
scritta è ciò che ci distingue dalle altre specie animali, poiché ci permette
di esprimere la nostra natura, di trasmettere informazioni, idee ed emozioni,
attraverso tutto quel processo di investimento della propria personalità come
quello della scrittura a mano. Le modalità
di scrittura si sono evolute nella storia, cominciando dalle scritte rupestri,
per evolversi con l’utilizzo di papiri, di canne di bambù, di carta e di altri
supporti. La scrittura, ha contraddistinto l’uomo di ogni epoca e grazie ad
essa è stato trasferito nei secoli un bagaglio culturale inestimabile.
L’importanza di mettere nero su bianco era stata già compresa in epoca romana,
quando il senatore romano Caio Tito esprimeva al senato romano la necessità di
scrivere gli accordi affinchè non andassero persi o contestati, poiché, come
disse lui stesso “verba volant, scripta
manent”. Lo stesso vale per un’informazione, una legge, un accordo, una
scoperta, ricette, formule. Ancora oggi, nonostante l’evoluzione della
tecnologia, c’è un documento importante che deve essere scritto a mano per
essere giuridicamente valido: le ultime volontà che il de cuius esprime stilando il testamento.
Le scritture antiche, ormai
bagaglio storico, sono sempre presenti, palpabili, a disposizione di tutti e
non hanno bisogno di essere lette o salvate attraverso sistemi informatici, i
quali, peraltro sono in continua evoluzione, e sempre suscettibili di perdere
il “contenuto informatico” in seguito a virus,
black out o reset, o semplicemente perché i computer di nuova generazione hanno
programmi e sistemi che non sono più in grado di leggere i documenti (testi,
immagini o altro) contenuti nel vecchio dischetto. Ecco, quindi, che il
beneficio della praticità tecnologica ha invece eroso una delle abilità
primordiali dell’uomo, la scrittura.
Esistono molte ragioni per cui
vale la pena tornare a scrivere con la penna, impugnando le parole, per
stenderle sulla carta. Molte sono benefiche anche per lo sviluppo cerebrale, neuro-motorio,
e psichico.
Vediamo 10 ragioni per cui vale la pena
scrivere a mano:
1) Si può scrivere ovunque, in qualunque
momento, e qualunque condizione, senza
essere vincolati dall’elettricità, o dal possesso di uno strumento informatico:
con una penna ed un foglio. E il foglio, infilato in borsa o in tasca, tra le
pagine di un libro, o dell’agenda, ci accompagna ovunque, consentendoci la sua
lettura in qualsiasi luogo, in viaggio, su una barca in mezzo al mare, o a
dieci mila metri sulla poltrona di un aereo.
2) Scrivere favorisce uno sviluppo trofico dei muscoli della mano, che devono realizzare i
movimenti fini di impugnatura e di movimento che siano adeguati a produrre una
scrittura leggibile, personale, ed anche estetica. La mano diventa lo strumento
per eccellenza che trasmette energia, pensiero ed emozione. L’energia della
mano e la resistenza del foglio sono in costante interazione per portare a
termine il gesto scrittorio. Come in tutti gli esercizi, “l’uso fa l’organo”.
3)
Il movimento
scrittorio eseguito con la mano ha ripercussioni benefiche sull’anatomia del
cervello e sulle funzioni neurologiche. Quanto maggiormente utilizziamo la
mano, tanto più stimoliamo la zona cerebrale di competenza arricchendo e
sviluppando le connessioni neuronali. Tutti i
movimenti, complessi e fini, messi in opera per scrivere sono governati dal
cervello, e più precisamente dall’area motoria. Trattasi di quella parte di
corteccia cerebrale costituita da aree di neuroni, ognuna delle quali gestisce i
movimenti dei vari muscoli. Il neurologo canadese Wilder Penfield rappresentò
le aree cerebrali motorie della corteccia cerebrale, attraverso una mappa
topografica definita homunculus motorio,
in cui è evidente come la parte deputata al controllo, percezione e movimento della
mano è la più ampia rispetto a tutte le altre aree cerebrali che governano il
movimento di altre parti del corpo. E’ noto in medicina, che l’uso frequente di
specifiche parti del corpo periferiche aiuta lo sviluppo delle connessioni
neuronali nelle aree cerebrali che controllano quelle stesse strutture
anatomiche. Questo principio è applicato nella riabilitazione neuro-motoria nei
pazienti cerebrolesi. Infatti, gli esercizi oltre a riabilitare l’arto leso,
riabilitano anche quella parte di cervello in cui si è originato il danno
cerebrale, ristabilendo nuove connessioni tra i neuroni, mantenendo il trofismo
del tessuto cerebrale e quindi sostenendone le funzioni.
L’azione
neuro-trofica si ripercuote anche sulle
funzioni di coordinamento motorio, e nello spazio-tempo. I movimenti di
adduzione ed abduzione, di controllo della pressione della penna sul foglio, di
esecuzione di forme grafiche più o meno complesse, di connessione delle stesse,
la velocità di esecuzione e di gestione dello spazio sul foglio a disposizione
richiedono coordinamento. Non è un caso che l’apprendimento del movimento
scrittorio sia il più lento ed impegnativo, rispetto a molte altre abilità
motorie. Infatti si impara a camminare già a 12-18 mesi, a parlare intorno ai
24 mesi, ma si impara a scrivere solo a 5 o 6 anni, quando il cervello comincia
ad avere un numero di connessioni sufficiente a coordinare il movimento, e gestire
le prime abilità cognitive, per trasferire su carta una parola pensata. Bisogna
attendere l’età di 10-12 anni per produrre un movimento fluido e quindi una
scrittura scorrevole. In età adulta, dopo uno sviluppo completo delle capacità
motorie della mano e delle abilità cognitive si dominerà il movimento
scrittorio con padronanza. Il movimento della mano tuttavia, prevede anche un
coordinamento spazio-temporale della scrittura, gestito dalla vista, che
invia al cervello informazioni e dati da elaborare. Un abile dattilografo può scrivere
fluidamente senza guardare né la tastiera né il testo, poiché l’unico movimento
necessario è l’automatismo che fa “tamburellare” le dita per digitare i tasti
corrispondenti alle lettere desiderate. Una volta preimpostate le funzioni
desiderate, lo scrivente non dovrà preoccuparsi della forma delle lettere, della
dimensione, della direzione, dell’inclinazione, della continuità, delle
spaziature e del tratto. Tutto verrà gestito dallo strumento informatico, senza
alcuna necessità di attivare funzioni cerebrali di gestione e controllo. Molto
più complesso e fine è la scrittura a mano. Provate a scrivere ad occhi chiusi
o al buio! L’occhio osserva e misura lo
spazio libero a disposizione, ma controlla anche il movimento in corso di
esecuzione ed il prodotto del proprio gesto scrittorio. Grazie a questi dati
inviati dalla vista al cervello, le aree motorie vengono regolate, modificando di
conseguenza i movimenti fini della mano. Se scrivessimo ad occhi chiusi
produrremmo una scrittura scoordinata, dalle evidenti alterazioni della forma,
del collegamento tra le lettere, delle dimensioni. Non riusciremmo a mantenere
il rigo e non sapremmo nemmeno quando termina il rigo. Il movimento della mano
è, in definitiva, sottoposto ad un indispensabile controllo visivo che ne
controlla e agevola il coordinamento.
4)
Stimola e
sviluppa le capacità cognitive! La
scrittura a mano impone una velocità che è in rapporto con la nostra abilità
neuro-motoria e la nostra personalità. Costringe il pensiero a rallentare in
attesa che la mano ne trasferisca tutto il contenuto sul foglio, e mentre la mano
scrive, il cervello elabora, rielabora ed organizza i pensieri successivi in
modo da trovare soluzioni espressive più adatte al messaggio ed al
destinatario.
Nel linguaggio scritto si attivano ampie aree della corteccia
cerebrale (oltre a quelle motorie), prefrontale e parietale dell’emisfero sinistro, deputato all’aspetto
analitico, razionale e linguistico. Alcune di queste sono deputate al movimento
dell’arto scrivente, altre all’elaborazione del pensiero che si vuole scrivere.
Il risultato deve essere garantito da importanti funzioni di coordinamento
neuro-motorio e cognitivo, che nel tempo stimolano e sostengono lo sviluppo
dell’intelligenza. Per i destrimani si attiverà prevalentemente l’emisfero
sinistro, sia per la componente motoria che cognitiva, che sarà prevalentemente
razionale. Il nostro cervello sta quindi nelle nostre mani! Uno studio condotto
da Virginia Berninger, professoressa di psicologia presso l'Università di
Washington (Usa), ha dimostrato che nella prima età scolare i bambini scrivono
a mano più parole, più velocemente ed esprimendo più idee di quanto facciano
usando una tastiera. In questo caso, infatti, l’elaborazione dello scritto
viene frenata dall’impellente necessità di frammentare le parole in singole
lettere che devono essere cercate una per una sulla tastiera, facendo distrarre
il pensiero.
5) Aumenta la
creatività. Il
coordinamento delle funzioni ideative, analitiche, emozionali e motorie,
l’esecuzione di funzioni automatizzate ed al tempo stesso la ricerca di
soluzioni comunicative e grafiche personalizzate, impongono lo sviluppo di
creatività tanto mentale quanto scrittoria. Le competenze creative vengono
gestite dall’emisfero destro, che è
anche preposto alla gestione dell’aspetto emotivo. Un mancino userà
prevalentemente l’emisfero destro per la funzione motoria, attivando
maggiormente le sue qualità creative.
6) Migliora la
concentrazione e la memorizzazione. Poiché l’atto di
scrivere rallenta il tempo espressivo, imponendo la concentrazione su ciò che
si sta scrivendo, questo tempo viene utilizzato dal cervello per elaborare,
analizzare, coordinare, e sintetizzare il proprio pensiero, favorendo maggior
concentrazione, e quindi miglior memorizzazione. E’ consigliato, infatti,
prendere appunti per migliorare la capacità di “incidere” nella memoria
concetti da acquisire.
7) Scrivere
armonizza e rasserena le emozioni. L’atto scrittorio permette di coordinare
non solo le idee, ma quando trattasi di esprimere emozioni, favorisce
l’esercizio di auto-osservazione, l’affioramento e l’espressione. In
psicoterapia è uno strumento per ritrovare un equilibrio delle proprie
emozioni, anche quelle più intime, senza timore di giudizi, di reazioni o di
punizioni. Sovente le persone più introverse e taciturne, riescono a comunicare
meglio le proprie emozioni scrivendo, poiché impegnate in un continuo dialogo
interiore. Scrivere, per esempio un diario, è un modo per prendere contatto con
un proprio Sé profondo e dargli voce, per scremare la nebulosa di pensieri ed
emozioni e quindi per “schiarirsi le idee”. In questo processo di affioramento
emotivo anche le tensioni si sciolgono e le emozioni si rasserenano. Una delle
finalità della rieducazione della scrittura è di riequilibrare il gesto motorio
anche attraverso un riequilibrio emotivo, poiché spesso una scrittura
“disturbata” è il riflesso di emozioni sofferte. Il rapporto scrittura-emozioni
è così stretto che l’alterazione di una si ripercuote anche sull’altra.
8) Scrivere una lettera permette al mittente di avvicinarsi intimamente al destinatario,
e a questi di sentirne il tatto, il profumo, e quasi la presenza. Manoscrivendo, prendiamo
per mano le parole per comunicare, entriamo in contatto con gli altri, avvicinando
mondi che la tecnologia separa ed isola sempre più. Quando afferriamo una lettera nelle mani, intuitivamente
e sensorialmente percepiamo una varietà di sensazioni che ci tranquillizzano o
ci inquietano, ci attraggono o ci respingono, come se prendessimo contatto
diretto con il nostro interlocutore.
9)
E’ solo attraverso un manoscritto
originale (e non fotocopiato) che il grafologo è in grado di decifrare la personalità,
le emozioni, ma anche le attitudini di chi scrive, le sue difficoltà, i suoi
punti di forza, le sue potenzialità; impossibile arrivare alle stesse
conclusioni attraverso un documento dattiloscritto.
L’inchiostro, infatti, “libera l’anima” dello scrivente, che
attraverso il proprio movimento corporeo si esprime. Nella lettera scritta a
mano, vengono trasferiti inconsciamente non solo il contenuto del messaggio, ma
anche i caratteri della personalità e le emozioni che sta vivendo il mittente.
10) Scrivere a mano permette di autenticare la paternità di un proprio pensiero. Il compito del
perito grafico è proprio quello di attestare la paternità o meno di una
scrittura o di una firma. Per esempio, un testamento olografo (dal greco olos = tutto, grafo = scritto) ha lo stesso valore giuridico di uno stesso che
sia stato ufficializzato di fronte al notaio. Se scritto o firmato da un’altra
persona ne perde la validità giuridica, e non ne viene riconosciuta la volontà
del defunto. Come cita l’Art. 602 c.c., “Il testamento olografo deve
essere scritto per intero, datato e sottoscritto per mano del testatore”. Nei casi più comuni ed ordinari è
la firma ad attestare e sottoscrivere il proprio consenso e l’autenticità di un
documento.
Scrivere con la penna non è solo
un diletto riservato a pochi, ma una vera e propria funzione biologica,
sociale, storica e culturale. Il rischio a cui
la tecnologia ci sottopone è che standardizziamo la nostra individualità
in una globalizzazione virtuale, dipendente dall’energia elettrica e da
microchip che nascondono la nostra storia nelle proprie connessioni virtuali. Come
soffio di vento, i nostri ricordi rimangono silenziosi e all’ombra di quel verba volant che Caio Tito voleva invece
consolidare proprio in una produzione scritta.
Con l'uso della penna e del proprio corpo che la muove, interpretiamo la
partitura di cui noi stessi siamo compositori e musicisti. Esprimiamo così la
sinfonia della nostra personalità, come un musicista suona il suo strumento a
modo proprio e diversamente da tutti gli altri musicisti.
Jennifer
Taiocchi