La
scrittura è un gesto motorio, espressione dell’essere umano, che nel corso
dell’evoluzione è andato incontro a perfezionamento delle strutture cerebrali
che controllano il movimento, ed al tempo stesso ha evoluto la sua coscienza e
la sua consapevolezza. Ciò significa che il gesto scrittorio non è solo un
gesto meccanico, ma è intimamente legato alle funzioni cerebrali sensitive e
motorie, che a loro volta sono relazionate agli aspetti psicologici e
comportamentali dell’essere umano: in definitiva l’atto scrittorio è un atto
espressivo di una propria interiorità sensibile ed attiva, strutturata sul
pensiero e colorata dalle emozioni.
L’impalcatura neuronale su cui si struttura il cervello
umano è formata da componenti arcaiche ed evolute.
Le strutture arcaiche si trovano conglobate sotto forma di
nuclei localizzati nella parte più profonda del cervello, il “cuore del
cervello”, e sono deputate alla conservazione della memoria, degli istinti ed
alla regolazione delle emozioni come la rabbia o la paura, del comportamento
sessuale, della motivazione. Il cervello
arcaico (distinto in pallidum e striatum)
presiede quindi alle funzioni istintivo-affettive. Le sue pulsioni nascono ed
esistono indipendentemente dalla volontà e solo parzialmente emergono alla
coscienza. E’ quella parte che sfugge all’analisi della scienza e che salva
l’individuo dall’essere un clone, un prototipo, e che invece gli conferisce
tutta la sua unicità!
A rivestimento di questi nuclei c’è la corteccia cerebrale, detta neocortex,
proprio per la sua più recente formazione filogenetica. Questo cervello evoluto
è sede della volontà, della coscienza, dei processi cognitivi del pensiero,
delle percezioni sensoriali e delle funzioni neuro-motorie volontarie. E’ il
nostro elaboratore dati, la “torre di controllo” che dall’alto della sua
evoluzione elabora le percezioni, gestisce, controlla, decide e infine agisce.
Tra i due cervelli esistono evidentemente connessioni:
funzionalmente l’attività neocorticale è in grado di controllare il comportamento
istintivo-affettivo, e le emozioni a loro volta influenzano le funzioni
cognitive . Le loro complesse interrelazioni, affiancate anche da quelle
ormonali, riversano i loro effetti su tutto l’organismo, sia nel controllo del
sistema neuro-muscolare (attività motoria volontaria), sia su quello viscerale
(gestione involontaria ed autonoma delle funzioni degli organi).
Il gesto scrittorio è solo un movimento fine, l’ultimo ad
essere coinvolto ad effetto-domino dall’attivazione della catena neuro-muscolare.
Esso è l’esito di tutte le complesse interconnessioni eccitatorie ed
inibitorie che gestiscono il movimento non solo della mano, ma di tutto
l’arto superiore. Anzi, se osserviamo attentamente, tutto il corpo dello scrittore,
mentre scrive, assume una propria postura. Tutto il suo corpo è coinvolto in
questo movimento espressivo, non solo per esaudire una funzione motoria
muscolare, ma anche espressiva di un contenuto ideologico ed emozionale. Le
attività neuronali eccitatorie (di attività) ed inibitorie (di freno)
interagiscono per gestire ed esercitare un autocontrollo del movimento e della
sua espressione scritta ed emozionale.
Se
infatti percepiamo la pressione – secondo Hegar - della penna sul foglio come grado della volontà di
affermazione, di forza, di determinazione, di un’attività rivolta verso uno
scopo esteriore, allo stesso modo esiste un meccanismo di autocontrollo che si manifesta
sotto forma di tensione nel gesto scrittorio, come ben descritto dagli studi di
Rudolph Pophal. Ai massimi livelli di tensione si manifesta l’inibizione.
Questo lo osserviamo anche sulla scrittura di una stessa
persona in momenti diversi della vita. Se è vero che abbiamo una scrittura che
mantiene le stesse caratteristiche fondamentali che caratterizzano la nostra
personalità, è anche vero che la stessa varia secondo le circostanze, secondo
il nostro sentire, secondo il nostro atteggiamento verso la vita e le
circostanze. Del resto nella vita quotidiana siamo soggetti a variabilità
emotive, a mutamenti di contenuti del pensiero, di opinioni ed ai fuggevoli
sentimenti. Ciò si riflette in tutto ciò che facciamo, a come lo facciamo, incluso
come scriviamo.
Non avremo la stessa scrittura se stiamo rivolgendoci alla
persona amata, all’amministratore condominiale, all’ufficio reclami o
all’avvocato che ci sollecita risarcimenti, o in un compito d’esame.
Se per esempio lo scrivente sta rivolgendosi a qualcuno
verso cui prova forti emozioni spiacevoli, lo vedremo assumere una postura
tesa, le gambe incrociate, il volto con un’espressione aggressiva. Tutti i
muscoli del suo corpo sono in tensione, e naturalmente anche quelli dell’arto
scrivente, scaricando sul foglio quell’energia ed eccitazione che non può
sfogare altrimenti. Nonostante un prevalente tentativo della componente conscia
e razionale della corticale di controllarsi, le emozioni saranno debordanti. Ed infatti
troveremo una grafia tendenzialmente con appoggio marcato, con molti angoli,
scatti e lanci, impulsiva, precipitosa, con imprecisioni, ritocchi. La mano
vorrebbe stare al passo con l’eruzione incontenibile di pensieri che si
riversano sul foglio.
Diversa sarà la scrittura della stessa persona, nel momento
in cui stende una lettera serena rivolta ad un amico che per esempio non vede
da tempo. I sentimenti istintivi emergeranno ma si lasceranno piacevolmente
contenere dal controllo razionale corticale, prendendone a prestito le
espressioni linguistiche per racchiudere in parole quelle emozioni piacevoli.
Anche in questo caso ci sarà una carica di eccitazione e di energia che
cercherà discretamente di esprimersi. Cambierà il tono muscolare del corpo.
Sarà più soffice, più disteso, rilassato. E ciò si riverserà su una scrittura,
che potrà essere appoggiata, sinonimo di coinvolgimento e partecipazione ad una
passione emotiva, o leggera, se i sentimenti sono vissuti in modo più delicato,
sensibile o distaccato. Sarà più morbida nelle forme, accattivante, curata,
posata, maggior prevalenza di curve. La mano si vuole assaporare ogni singola
parola, come se fossero istanti infiniti in cui addensare il sentimento
provato.
Ciò dimostra che il sistema neurologico è una struttura
anatomica che veicola tanto la volontà, l’azione ed il pensiero, ma che questi
subiscono fortemente l’influenza delle componenti emotive dei nuclei arcaici.
Anche il cervello ha il suo cuore!
In grafologia potremo osservare che quando le emozioni
travalicano gli argini dell’autocontrollo della coscienza, troveranno la loro
espressione nella pressione e nel tratto, così come nella velocità, nel
movimento, nella continuità e nella direzione del rigo. Diremo che quando la
scrittura è prevalentemente dominata dal “cuore del cervello”, il cervello
arcaico, esprimerà il riflesso del subconscio e descriverà le emozioni che la
muovono.
Se, al contrario, le emozioni sono contenute e sotto il
controllo della volontà, dominate dalla luce della consapevolezza e della
volontà, diremo che sono controllati dalla neocorteccia. Grafologicamente il
controllo è maggiormente evidente nella forma, nella dimensione,
nell’inclinazione e nell’impostazione dello scritto nella pagina.
Se il testo scritto è uno strumento per trasferire il
contenuto dei pensieri, delle idee… la scrittura è uno specchio che riflette il
cuore dello scrivente, i suoi sentimenti, la sua personalità, le sue
motivazioni. E la grafologia è un efficace strumento d’analisi della scrittura,
apre il sipario sul mondo interiore della personalità autrice del testo.
Jennifer Taiocchi