giovedì 10 gennaio 2013

TRA FORMA E MOVIMENTO... TRA APPARIRE ED ESSERE





Quando usciamo di casa, ed entriamo nel mondo sociale, inconsciamente i nostri atteggiamenti mutano, cercando di adattarsi alle convenzioni sociali, alle buone usanze, rispettando i principi dell’educazione e vestendoci con la divisa appartenente al ruolo in cui agiamo e con cui interagiamo. Tutto ciò anche malgrado i nostri desideri. A parte questa veste sociale, non sempre ben aderente alle nostre forme costituzionali, esiste anche una nostra identità più vera. Una realtà pura sotto la veste conformista, che talvolta controllata o inibita dai tabù ed altre spumeggiante ed incontrollata. Una divisa formale è necessaria per inserirsi ed adattarsi all’ambiente relazionale, quanto lo è quella essenziale nudità per esprimere la propria identità e realizzarla.
Questi due aspetti antitetici convivono nel nostro comportamento quotidiano, e il loro equilibrio o la loro predominanza si esprimeranno nel nostro atteggiamento posturale, linguistico, e per conseguenza nel nostro atteggiamento scrittorio.  Ecco su cosa si fondano le due specie di Crepieux-Jamin: la Forma ed il Movimento.

Una persona dalle parole ricercate, dai gesti rispettosi del bon-ton, da un comportamento aderente alle convenzioni, prevedibile, costante, educato e talvolta costruito, non potrà che curarsi anche del gesto grafico nella presentazione scritta di una lettera o di un testo scritto, soprattutto se indirizzato ad un’altra persona.  Son quelle abitualmente considerate le “belle scritture”, perché leggibili, curate e talvolta abilmente arricchite nella Forma. 


La Forma è quell’aspetto  della scrittura in cui la persona mette in atto scelte consapevoli per l’esecuzione della sua espressione scritta. E’ una delle caratteristiche della scrittura che più sottostanno ad un controllo della volontà e della razionalità. La Forma appartiene alla dimensione spaziale della scrittura, preoccupandosi lo scrivente di inserirsi nello spazio ambientale. La persona può scegliere di adattarsi alle consuetudini sociali strutturando una Forma acquisita che ricalca i modelli diffusi, convenzionali, scolastici, semplici. Ma può anche scegliere di volersi esprimere al di fuori delle consuetudini e personalizzare le Forme con gesti che la arricchiscono,  la complicano, la rendono bizzarra, oppure la semplificano fino all’essenzialità, o ancora la trasformano rendendola artificiosamente costruita, quasi simbolica.  Le stesse scelte consapevoli si traducono  quotidianamente anche nella cura del proprio aspetto, di come cioè ci si presenta agli altri: con un abbigliamento comune, casual, convenzionale, senza trucco e con il capelli ordinati,  oppure con un abbigliamento curato, ricercato, dalle gradi apparenze o nei piccoli dettagli, capelli costantemente in piega o ancora indossare un costume teatrale, che camuffi la propria identità o ne esalti solo certi aspetti per nasconderne altri. Solo se il suo stato emotivo è perturbato si lascerà andare in modo trascurato, scialbo. Ma quando questa cura estetica diventa la primaria preoccupazione, questo eccesso di controllo si traduce in una scrittura rigida, in cui la preoccupazione per l’immagine che trasmette agli altri prevale sul contenuto di quella stessa immagine. Sarà una persona che tenderà a nascondere una sua vera identità, cercando di mostrarne una maggiormente attrattiva, nascondendo così proprie debolezze, fragilità, conflitti, ma lottando anche per superarle, ristrutturando una propria immagine.


Esistono poi personalità che non sono disposte a sottostare ad un eccessivo autocontrollo, lasciando libero invece un proprio linguaggio interiore più autentico, disinibito e talvolta sfacciato. Sono persone che identificano se stesse non nel gruppo, ma nella propria individualità, per questo mal sopportano di appartenere ai ranghi della convenzionalità, ed agiscono quindi non per esser riconosciuti o approvati, ma per sentirsi vivi. Cavalcano l’onda delle proprie emozioni e rifuggono ogni costrizione o imposizione: sono persone inquiete, impazienti di esprimersi, di agire, di trasformare un proprio pensiero in azione. Sono persone indipendenti che desiderano evolvere, progredire. Possono arrivare ad essere dei veri e propri ribelli, incostanti e per questo meno affidabili. Ciò si traduce in persone imprevedibili, talvolta incomprensibili, come spesso è la loro scrittura le cui Forme sublimano nel movimento.


Il Movimento è allora quell’aspetto della scrittura più dinamico, impulsivo, che da voce all’emotività piuttosto che alla razionalità. Esso è l’espressione di un processo dinamico. Si riferisce al ritmo di spostamento del tracciato grafico e perciò si inserisce nella dimensione temporale della scrittura. Una scrittura Movimento sarà decisamente più dinamica, irregolare, in cui l’inconscio erutta spontaneo. Essa può esprimere sensibilità, intuizione, ricettività, ma anche spontaneità, sincerità. Se la Forma è di facile da imitare o trasformare volontariamente, lo è molto meno il movimento. Esso è infatti un riflesso di un proprio movimento interiore, i tumulti che si muovono nei visceri della vita psichica.
La personalità Movimento non sarà così attenta alla propria presentazione, all’apparire, ma piuttosto all’essere autentico, e all’agire. Sarà una persona dinamica, impulsiva, talvolta precipitosa, indaffarata continuamente in uno o più scopi da perseguire. In questo può trovarsi in difficoltà a concentrarsi, a memorizzare, perché solleticato da continui pensieri che impulsivamente sorgono alla mente e compulsivamente richiedono attenzione e realizzazione.
Il Movimento, quando diventa rapido, esprime la maturazione grafomotoria, ovvero l’abilità psico-neuro-motoria, in cui il pensiero che sgorga dalla mente viene rapidamente e trasformato, attraverso le vie neuro-motorie, in gesto grafico e quindi in messaggio scritto.


Noi siamo quotidianamente alla ricerca di un equilibrio tra una vita esteriore sociale, conscia e controllata, ed una vita interiore spontanea, inconscia ed incontrollabile. Dare più importanza alla prima significa acquisire una propria padronanza di sé ed apparente stabilità pagando il prezzo di uno svuotamento di una propria identità unica, per appartenere ad un cliché comune. Ipertrofizzare la seconda significa navigare in mari instabili e talvolta sofferti della propria autonomia, rischiando anche di scivolare, riscuotendo però il beneficio di una propria evoluzione, apportando anche spunti di innovazione.
Se “in medio stat virtus”, anche un buon equilibrio tra la scelta di un apparire con un abito composto ma personalizzato,  e quella di essere, attraverso un atteggiamento spontaneo ma controllato appare la scelta migliore. Ciò si traduce nella scrittura di una persona che abilmente si adatta alle convenzioni senza però sacrificare la propria autonomia di pensiero, di azione e di evoluzione.

Jennifer Taiocchi