domenica 21 aprile 2013

IL RITRATTO DEL TRATTO




IL TRATTO DI CREPIEUX-JAMIN: 

  

LA PRESSIONE DELL’ENERGIA VITALE

Il tratto è quell’orma che il suo autore lascia sulla spiaggia della sua esistenza”
(J.Taiocchi)

Lo studio del tratto grafico è stato approcciato inizialmente con l’analisi della Pressione da parte del grafologo francese Crepieux-Jamin, e successivamente sviluppato ed arricchito da altri grafologi come Hegar, Pophal, Wieser che ne hanno approfondito altri interessanti aspetti.


Il tratto è in effetti il riflesso più autentico ed inimitabile della personalità, “il primo testimone della salute della scrittura”. Questo non è influenzato dal livello di educazione o culturale dello scrivente. E’ indipendente dall’influenza intellettiva volontaria, è, infatti, “quanto di più autentico e primitivo vi sia nella scrittura”.  Il tratto è “l’essenza dell’essere”, scrive Hegar, “ed è determinato dagli strati più profondi della nostra personalità”.


La colata d’inchiostro disegna l’impronta digitale dello scrivente, che lascia traccia di sé sullo spazio del foglio, una traccia palpabile oltre che visibile.


Quest’impronta si rende visibile all’interno di uno spazio vuoto, di solito un foglio, definito pertanto “spazio bianco”, carico di tutte le possibilità di espressione. Questo spazio con cui si deve relazionare l’autore dello scritto traduce un doppio significato simbolico:
-         lo spazio esterno con cui la persona si relaziona e confronta, l’ambiente. Spazio in cui la persona si identifica e viene identificata;
-         lo spazio interno con cui la coscienza deve confrontarsi, l’inconscio. Il conscio e l’inconscio si troveranno in costante dialogo per esprimersi ognuno secondo la propria forza.

E’ proprio in questo spazio che si muovono e si proiettano le energie che animano l’individuo. In termini fisiologici, tali energie si riversano nello “spazio bianco” attraverso l’impugnatura della penna e la forza grafica impressa sul foglio: tutte le tensioni e le forze di tutto il corpo si trasmettono alla mano e di conseguenza allo scritto. Questa pressione esprime la forza energetica, o energia vitale, che lo scrivente possiede.

“Nell’espressione grafica c’è sempre un’espressione di energia che prende intensità specialmente dalla sfera vitale;
la pressione è pertanto, nel senso primario, una manifestazione dell’impulso,
ma in nessun modo della volontà cosciente”
(Max Pulver)

La forza, ma soprattutto l’Energia è un concetto con il quale si sta familiarizzando. Sta entrando non solo nel vocabolario comune, ma impregnando la cultura stessa. L’energia è intangibile, invisibile, ma se ne possono apprezzare gli effetti. L’energia del vento la possiamo constatare guardando l’albero che si muove. Così come qualsiasi oggetto senza energia non funziona. Allo stesso modo il nostro organismo senza energie è un corpo inerte, senza vita.
L’energia è quella forza indispensabile a sostenere la vita!


Ecco perché viene chiamata “energia vitale”, quella forza che circola nel nostro organismo, che si distribuisce a tutti gli organi, mantenendo e nutrendo tutte le funzioni psichiche e fisiche. E’ il carburante che sostiene la nostra crescita, l’evoluzione, la guarigione. E’ quel combustibile interiore già noto alle millenarie culture orientali con il nome di Qi (in Cina) o di Prana (in India), e sviluppato da Jung sotto il concetto di Libido, e che può essere forte, debole o bloccata nel suo naturale flusso.

“Per Jung la libido non è, come per Freud, specificamente sessuale,
ma equivale alla totalità dell’energia
di cui la sessualità costituisce solo una parte”
(Ania Teillard)

L’energia è misurabile dosando la quantità di forza che sprigiona, e la percepiamo in una stretta di mano vigorosa o spenta. Quella stessa mano che impugnando una penna scarica sul foglio la sua forza, imprimendo una pressione ad essa proporzionale.

La pressione è l’unica caratteristica grafica che può essere percepita realmente solo sul manoscritto originale, La sua valutazione su una copia sarebbe limitata quanto valutare la forza di una stretta di mano in una fotografia.

“La pressione appare come la prima manifestazione grafica:
diviene materia del tratto,
 prima ancora che esista la forma”
(Robert Olivaux)




La pressione grafica si può percepire già negli scarabocchi dei bambini, prima ancora che imparino a scrivere. Essa infatti non è controllata dalla ragione, né possiede un contenuto intellettuale, bensì veicola l’energia vitale pura, che spesso si traduce in emozioni e passioni.
E ciò indipendentemente dal livello di istruzione, o dalla cultura linguistica.

Come valutare allora il livello energetico, la vitalità, la volontà e la determinazione, la capacità di sopportare lo stress, la passione nel partecipare alla vita, in definitiva le potenzialità energetiche, attraverso la grafologia?




L’impronta di tale energia vitale è palpabile nel retro del manoscritto. Se passando le dita sul retro del foglio ne percepiamo i rilievi diremo che la mano ha appoggiato con determinazione ed il tratto si definisce “appoggiato”. Se non percepiremo questa ruvidità a tergo, significa che la mano ha vergato la scrittura con leggerezza, ed il tratto si definisce “leggero”.

La pressione non rappresenta un valore sempre costante durante la vita, ma può variare. Dipende infatti dall’energia fisica e psichica che in taluni momenti della vita può esprimere carenze o eccitazioni. In particolar modo, dal punto di vista analogico, la pressione è il risultato dell’incontro, sereno o conflittuale, tra l’ambiente esterno e l’ambiente interno inconscio.

Essa è quindi in rapporto diretto con il bisogno di radicarsi nella realtà, con la necessità di concretezza, d’azione, di realizzazione materiale, di espressione del Sé, o di necessità di resistere ad un ambiente percepito come ostile. Tale contrarietà può essere percepita come proveniente dall’esterno, ma in egual modo dal mondo interiore i cui contenuti rimossi possono premere eccessivamente per emergere ed essere vissuti come attacco alla stabilità del Sé.

Quali significati si attribuiscono ai diversi tipi di pressione?

LA PRESSIONE MARCATA, O “APPOGGIATA”,  indica la tendenza diretta della personalità a cercare un forte radicamento sul piano del mondo fisico, al fine di trovare una propria realizzazione materiale, poiché l’individuo ha la forza necessaria per agire nel mondo e desidera esercitarla. Questa pressione esprime l’azione sul piano materiale.

Analogicamente lo scrivente vuole esercitare una pressione sull’ambiente e lasciarvi il segno, partecipando alla vita in modo attivo e deciso.

Chi ha una pressione marcata, possiede una buona dose di energia vitale, che gli permette di sostenere ritmi stressanti, di affrontare sforzi importanti. E’ una persona dinamica, con la necessità di muoversi e scaricare sull’ambiente il pieno di energie, a volte anche bruscamente e ostinatamente. Fortemente coinvolto, passionale e determinato ama andare dritto al sodo, al concreto, senza troppe elucubrazioni mentali o giri di parole. Non è spiccatamente sensibile e disponibile ad ascoltare le necessità altrui, ama invece agire, e spesso di sua iniziativa, anche a costo di scontrarsi con le idee altrui, e lottando per difendere, e talvolta imporre, le proprie. La sua determinazione, volontà di vivere ed essere attivo, uniti alla sua forte costituzione psico-fisica, sono qualità che gli garantiscono una robusta salute, e la capacità di riprendersi rapidamente dalle malattie.

Secondo diversi studi che approfondiscono gli aspetti di personalità si associa una pressione marcata prevalentemente nei seguenti casi:

·         Freud: stadio Fallico
·         Jung: funzione Sensazione, Sentimento
·         Ippocrate: tipologia Biliosa, Sanguigna o Linfatica
·         Saint-Morand: Marte, Giove, Sole, Terra



LA PRESSIONE LEGGERA, indica invece una personalità sensibile, delicata, timida, talvolta incerta sulle proprie potenzialità. Non vive attivamente per mezzo dell’azione sul piano materiale, ma con una modalità passiva, attraverso la percezione sul piano mentale, o spirituale.

Non ama mostrarsi, né coinvolgersi, ma piuttosto stare ad osservare, a percepire. Attenta ai movimenti più sottili delle cose, orientata più sugli aspetti psichici che non fisici. La persona sarà prevalentemente  portata per attività intellettuali piuttosto che pratiche. Infatti l’energia quantitativamente è scarsa, con difficoltà a sopportare sforzi prolungati, stress, ed una salute più cagionevole. Facilmente stancabile, soprattutto in un ambiente ostile, che non affronta aprendo conflitti, ma sottraendosene. La sua ricettività al mondo esterno lo predispongono all’empatia ed alla compassione verso l’altro, ed allo stesso tempo a subire le influenze e gli stimoli del mondo che lo circonda. L’orientamento delle sue energie è prevalentemente introspettivo, entrando in empatia anche con il proprio ambiente intimo, vivendo in un proprio mondo mentale, di immaginazione, riflessione, idealizzazione, spiritualismo ed intuizione. La sua sensibilità ed intuizione predispongono alle capacità premonitive. Ha fede e crede anche in ciò che non è visibile né tangibile. A volte potrebbe diventare suggestionabile.

Secondo studi sulla personalità, si può associare una pressione leggera prevalentemente nei seguenti casi:

·         Freud: stadio anale
·         Jung: funzione Pensiero e Intuizione
·         Ippocrate: Tipologia Nervosa
·         Saint-Morand: Mercurio, Luna, Saturno, Venere

In conclusione, possiamo “toccare con mano” come la pressione esprima la contraddizione e la polarità che sottendono l’energia vitale: materia/spirito, azione/percezione, movimento cetrifugo/centripeto. Una dualità affascinante che descrive il tormento ed i contrasti che la persona affronta durante il suo percorso evolutivo, vissuto attraverso la mente, il corpo, le emozioni e lo spirito.


Jennifer Taiocchi
 


BIBLIOGRAFIA:
Ania Teillard, “L’anima e la scrittura”, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 1985 
Paola Urbani, “Interpreta la scrittura”, Ed. Franco Angeli, Milano 1996 
Nicole Boille, “Il gesto grafico, il gesto creativo”, Ed.Borla, Roma 2006
Florence Witkowski, “Psicopatologia e scrittura”, Ed. Epsylon 2012
W.Hegar, “Graphologie par le trait”, 2° ed., Ed.Vigot, Parigi 1962