lunedì 28 gennaio 2013

LA SCRITTURA TRA CUORE E CERVELLO




La scrittura è un gesto motorio, espressione dell’essere umano, che nel corso dell’evoluzione è andato incontro a perfezionamento delle strutture cerebrali che controllano il movimento, ed al tempo stesso ha evoluto la sua coscienza e la sua consapevolezza. Ciò significa che il gesto scrittorio non è solo un gesto meccanico, ma è intimamente legato alle funzioni cerebrali sensitive e motorie, che a loro volta sono relazionate agli aspetti psicologici e comportamentali dell’essere umano: in definitiva l’atto scrittorio è un atto espressivo di una propria interiorità sensibile ed attiva, strutturata sul pensiero e colorata dalle emozioni.

L’impalcatura neuronale su cui si struttura il cervello umano è formata da componenti arcaiche ed evolute.

Le strutture arcaiche si trovano conglobate sotto forma di nuclei localizzati nella parte più profonda del cervello, il “cuore del cervello”, e sono deputate alla conservazione della memoria, degli istinti ed alla regolazione delle emozioni come la rabbia o la paura, del comportamento sessuale, della motivazione. Il cervello arcaico (distinto in pallidum  e striatum) presiede quindi alle funzioni istintivo-affettive. Le sue pulsioni nascono ed esistono indipendentemente dalla volontà e solo parzialmente emergono alla coscienza. E’ quella parte che sfugge all’analisi della scienza e che salva l’individuo dall’essere un clone, un prototipo, e che invece gli conferisce tutta la sua unicità!

A rivestimento di questi nuclei c’è la corteccia cerebrale, detta neocortex, proprio per la sua più recente formazione filogenetica. Questo cervello evoluto è sede della volontà, della coscienza, dei processi cognitivi del pensiero, delle percezioni sensoriali e delle funzioni neuro-motorie volontarie. E’ il nostro elaboratore dati, la “torre di controllo” che dall’alto della sua evoluzione elabora le percezioni, gestisce, controlla,  decide e infine agisce.

Tra i due cervelli esistono evidentemente connessioni: funzionalmente l’attività neocorticale è in grado di controllare il comportamento istintivo-affettivo, e le emozioni a loro volta influenzano le funzioni cognitive . Le loro complesse interrelazioni, affiancate anche da quelle ormonali, riversano i loro effetti su tutto l’organismo, sia nel controllo del sistema neuro-muscolare (attività motoria volontaria), sia su quello viscerale (gestione involontaria ed autonoma delle funzioni degli organi).

Il gesto scrittorio è solo un movimento fine, l’ultimo ad essere coinvolto ad effetto-domino dall’attivazione della catena neuro-muscolare. Esso è l’esito di tutte  le complesse interconnessioni eccitatorie ed inibitorie che gestiscono il movimento non solo della mano, ma di tutto l’arto superiore. Anzi, se osserviamo attentamente, tutto il corpo dello scrittore, mentre scrive, assume una propria postura. Tutto il suo corpo è coinvolto in questo movimento espressivo, non solo per esaudire una funzione motoria muscolare, ma anche espressiva di un contenuto ideologico ed emozionale. Le attività neuronali eccitatorie (di attività) ed inibitorie (di freno) interagiscono per gestire ed esercitare un autocontrollo del movimento e della sua espressione scritta ed emozionale.
Se infatti percepiamo la pressione – secondo Hegar - della penna sul  foglio come grado della volontà di affermazione, di forza, di determinazione, di un’attività rivolta verso uno scopo esteriore, allo stesso modo esiste un meccanismo di autocontrollo che si manifesta sotto forma di tensione nel gesto scrittorio, come ben descritto dagli studi di Rudolph Pophal. Ai massimi livelli di tensione si manifesta l’inibizione.

Questo lo osserviamo anche sulla scrittura di una stessa persona in momenti diversi della vita. Se è vero che abbiamo una scrittura che mantiene le stesse caratteristiche fondamentali che caratterizzano la nostra personalità, è anche vero che la stessa varia secondo le circostanze, secondo il nostro sentire, secondo il nostro atteggiamento verso la vita e le circostanze. Del resto nella vita quotidiana siamo soggetti a variabilità emotive, a mutamenti di contenuti del pensiero, di opinioni ed ai fuggevoli sentimenti. Ciò si riflette in tutto ciò che facciamo, a come lo facciamo, incluso come scriviamo.

Non avremo la stessa scrittura se stiamo rivolgendoci alla persona amata, all’amministratore condominiale, all’ufficio reclami o all’avvocato che ci sollecita risarcimenti, o in un compito d’esame.

Se per esempio lo scrivente sta rivolgendosi a qualcuno verso cui prova forti emozioni spiacevoli, lo vedremo assumere una postura tesa, le gambe incrociate, il volto con un’espressione aggressiva. Tutti i muscoli del suo corpo sono in tensione, e naturalmente anche quelli dell’arto scrivente, scaricando sul foglio quell’energia ed eccitazione che non può sfogare altrimenti. Nonostante un prevalente tentativo della componente conscia e razionale della corticale di controllarsi,  le emozioni saranno debordanti. Ed infatti troveremo una grafia tendenzialmente con appoggio marcato, con molti angoli, scatti e lanci, impulsiva, precipitosa, con imprecisioni, ritocchi. La mano vorrebbe stare al passo con l’eruzione incontenibile di pensieri che si riversano sul foglio.

Diversa sarà la scrittura della stessa persona, nel momento in cui stende una lettera serena rivolta ad un amico che per esempio non vede da tempo. I sentimenti istintivi emergeranno ma si lasceranno piacevolmente contenere dal controllo razionale corticale, prendendone a prestito le espressioni linguistiche per racchiudere in parole quelle emozioni piacevoli. Anche in questo caso ci sarà una carica di eccitazione e di energia che cercherà discretamente di esprimersi. Cambierà il tono muscolare del corpo. Sarà più soffice, più disteso, rilassato. E ciò si riverserà su una scrittura, che potrà essere appoggiata, sinonimo di coinvolgimento e partecipazione ad una passione emotiva, o leggera, se i sentimenti sono vissuti in modo più delicato, sensibile o distaccato. Sarà più morbida nelle forme, accattivante, curata, posata, maggior prevalenza di curve. La mano si vuole assaporare ogni singola parola, come se fossero istanti infiniti in cui addensare il sentimento provato.

Ciò dimostra che il sistema neurologico è una struttura anatomica che veicola tanto la volontà, l’azione ed il pensiero, ma che questi subiscono fortemente l’influenza delle componenti emotive dei nuclei arcaici. Anche il cervello ha il suo cuore!

In grafologia potremo osservare che quando le emozioni travalicano gli argini dell’autocontrollo della coscienza, troveranno la loro espressione nella pressione e nel tratto, così come nella velocità, nel movimento, nella continuità e nella direzione del rigo. Diremo che quando la scrittura è prevalentemente dominata dal “cuore del cervello”, il cervello arcaico, esprimerà il riflesso del subconscio e descriverà le emozioni che la muovono.

Se, al contrario, le emozioni sono contenute e sotto il controllo della volontà, dominate dalla luce della consapevolezza e della volontà, diremo che sono controllati dalla neocorteccia. Grafologicamente il controllo è maggiormente evidente nella forma, nella dimensione, nell’inclinazione e nell’impostazione dello scritto nella pagina.


Se il testo scritto è uno strumento per trasferire il contenuto dei pensieri, delle idee… la scrittura è uno specchio che riflette il cuore dello scrivente, i suoi sentimenti, la sua personalità, le sue motivazioni. E la grafologia è un efficace strumento d’analisi della scrittura, apre il sipario sul mondo interiore della personalità autrice del testo.

Jennifer Taiocchi